domenica 20 marzo 2016

Reviews: General Stratocuster and The Marshals - "Dirty Boulevard" (2016, Black Candy)


Terzo colpo, terzo centro per i General Stratocuster and the Marshals che si confermano, a mio avviso,  la migliore band di classic rock in circolazione nel nostro paese in questo momento.
Esattamente come i suoi due predecessori “Dirty Boulevard” è un lavoro che gira a mille, grazie ad un pugno di brani riuscitissimi, che nella loro (apparente) semplicità riescono ad imprimersi da subito nella mente (e nel cuore) dell'ascoltatore e dai quali emerge con chiarezza tutto il mestiere dei cinque navigati  musicisti fiorentini.
Quel mestiere che consente loro di affondare testa, cuore e mani, in cinquant'anni di storia del rock e riemergerne, ancora una volta, con un disco energico, fresco,  incredibilmente godibile, nel quale il Generale ed i suoi fondono il blues ed il rock più classico citando Dylan, Led Zeppelin, e probabilmente mille altri, senza tuttavia assomigliare a nessuno, se non a se' stessi. E scusate se è poco.
E così si va' dal rock'n'roll serrato e dinamico dell'opener “Shock to the system” e di “All my pride” alle atmosfere più dilatate di “Thank You Bob” (omaggio a Dylan, appunto) che richiamano alla mente i grandi spazi della provincia americana. Si passa dal  vorticoso crescendo di “Going down to Velvet Underground”, per la deliziosa “A matter of guts and pride”, brano dal refrain a dir poco irresistibile, fino ad arrivare al vertice assoluto del disco, e cioè “Little Sparrow”, un rovente southern rock nel quale giganteggia l'incredibile voce di Jacopo Meille.
Un grande disco quindi del quale rendere merito a cinque musicisti eccelsi, con una menzione speciale per il “Generale” Fabio Fabbri, il cui approccio chitarristico estremamente concreto e misurato, sempre al servizio esclusivo dei brani, dovrebbe essere di esempio per molti.
Prossimamente i General dovrebbero essere ospiti di Rocktrip.
Speriamo, non vedo l'ora.

Cosimo Chiaramonti