Terzo
colpo, terzo centro per i General Stratocuster and the Marshals che si
confermano, a mio avviso, la migliore
band di classic rock in circolazione nel nostro paese in questo momento.
Esattamente
come i suoi due predecessori “Dirty Boulevard” è un lavoro che gira a mille,
grazie ad un pugno di brani riuscitissimi, che nella loro (apparente)
semplicità riescono ad imprimersi da subito nella mente (e nel cuore)
dell'ascoltatore e dai quali emerge con chiarezza tutto il mestiere dei cinque
navigati musicisti fiorentini.
Quel
mestiere che consente loro di affondare testa, cuore e mani, in cinquant'anni
di storia del rock e riemergerne, ancora una volta, con un disco energico, fresco, incredibilmente godibile, nel quale il
Generale ed i suoi fondono il blues ed il rock più classico citando Dylan, Led
Zeppelin, e probabilmente mille altri, senza tuttavia assomigliare a nessuno,
se non a se' stessi. E scusate se è poco.
E
così si va' dal rock'n'roll serrato e dinamico dell'opener “Shock to the
system” e di “All my pride” alle atmosfere più dilatate di “Thank You Bob”
(omaggio a Dylan, appunto) che richiamano alla mente i grandi spazi della
provincia americana. Si passa dal vorticoso
crescendo di “Going down to Velvet Underground”, per la deliziosa “A matter of
guts and pride”, brano dal refrain a dir poco irresistibile, fino ad arrivare
al vertice assoluto del disco, e cioè “Little Sparrow”, un rovente southern
rock nel quale giganteggia l'incredibile voce di Jacopo Meille.
Un
grande disco quindi del quale rendere merito a cinque musicisti eccelsi, con
una menzione speciale per il “Generale” Fabio Fabbri, il cui approccio
chitarristico estremamente concreto e misurato, sempre al servizio esclusivo
dei brani, dovrebbe essere di esempio per molti.
Prossimamente
i General dovrebbero essere ospiti di Rocktrip.
Speriamo,
non vedo l'ora.
Cosimo Chiaramonti