sabato 31 ottobre 2015

Rocktrip Reviews: Maurizio Di Tollo - Memorie di uno Sparring Partner (AMS Records / BTF)

Maurizio Di Tollo con questo disco ha davvero fatto una cosa grande. Ha composto un'opera che rimarrà a lungo scolpita tra i ricordi di chi ama la musica, di quelli che non passa giorno senza che ricerchino le emozioni tra le note e tra i solchi di un disco. Memorie di uno Sparring Partner è il suo secondo album da quando non è più il batterista de La Maschera di Cera, una delle progressive bands moderne più importanti che il nostro paese abbia avuto. Ma con Memorie di uno sparring partner non vi parleremo di  progressive rock, qui siamo piuttosto al cospetto di un rock d'autore sofferto, per quanto raffinato ed elegante nelle forme. Sofferto, dicevo. Sì, perche Maurizio Di Tollo in questo disco mette a nudo la propria anima, esibisce con amabile discrezione il suo mondo interiore, i suoi scorci di vita vissuta, spunti di riflessione che l'ascoltatore non può far altro che accogliere con rispetto e passione. 10 brani di straordinaria efficacia e profondità, in cui si consumano performances di altissimo livello, spesso ad opera di grandi nomi del panorama musicale (David Rhodes, Roberto Gualdi, Vittorio Nocenzi, Ged Lynch..), vanno a comporre un album che è impossibile analizzare track by track. E' un flusso continuo di emozioni, il trasporto è totale ed in alcuni momenti, volendo contare su un po' d'immaginazione, è quasi possibile avvertire la presenza metafisica dell'autore che scava attraverso i vostri speakers per raggiungervi nel profondo. Segnalo solo la presenza di una bella cover di "Io e le cose" di Giorgio Gaber, qui in una veste più sofisticata rispetto all'originale e quello che io considero essere il picco artistico dell'album, ovvero "Il cielo è un uomo solo", in cui vi sfido a rimanere emotivamente impassibili. Per il resto il mio invito è quello di godervi un album straordinariamente bello e toccante, finalmente composto da canzoni con melodie forti e memorabili. Da segnalare anche la produzione del disco, ad opera di Christian Marras, che ha reso l'opera decisamente gradevole sul piano sonoro, oltre ad aver fornito un'ottima prova al basso.
Il rock d'autore nel corso del tempo ci ha consegnato autentiche gemme di risplendente eleganza come Lindbergh di Ivano Fossati, Il sole nella pioggia di Alice, L'oroscopo speciale di Samuele Bersani, Caffè de la paix di Franco Battiato, Anime Salve di Fabrizio di Andrè e molti altri. Adesso abbiamo un altro titolo da aggiungere alla nostra collezione e da sistemare proprio accanto a questi grandi capolavori di musica italiana. Dischi come Memorie di uno Sparring Partner dovrebbero suonare negli impianti hi-fi di tutti gli amanti di buona musica.
Senza alcun dubbio il disco italiano di questo 2015.
(Rocktrip avrà il piacere di intervistare Maurizio Di Tollo durante la puntata del prossimo 9 novembre.)    

Messaggio di benvenuto

Benvenuti sul nuovo Blog di Rocktrip, programma radiofonico in onda in diretta ogni lunedì sera dalle 22 alle 24  su www.whiteradio.it.
Con questo messaggio, i conduttori Cosimo e Samuele vi danno ufficialmente il loro benvenuto qui tra queste pagine. Il Blog avrà la funzione di ospitare le recensioni dei dischi trattati durante le dirette. Sono graditi i vostri commenti alle recensioni e vi invitiamo a seguirci durante le dirette o ad ascoltare i podcast.
Vi preghiamo di mantenere un tono pacato e un linguaggio non offensivo nei commenti.
Stay Rock! \m/



I Conduttori

Rocktrip è condotto da Cosimo Chiaramonti e Samuele Santanna.
Entrambi musicisti, si appassionano alla musica sin da giovanissimi. I loschi figuri di cui alle foto si conoscono sui banchi del liceo, e da allora condividono la passione per il rock degli anni 60/70, il blues, l'hard rock, l'heavy metal ed in genere tutto ciò che di buono c'è nel rock di ieri e di oggi.
Cosimo è il responsabile della regia e il curatore degli approfondimenti sui dischi storici, mentre Samuele si occupa per lo più dell'organizzazione delle tracklist, della selezione delle novità discografiche e degli artisti da inserire in Almost Famous.
Legati da una profonda ed inossidabile amicizia, si scoprono appassionati di radio circa 5 anni fa e portano avanti questa missione con entusiasmo e dedizione.
Per ascoltare la loro voce e le loro idiozie collegatevi tutti i lunedì sera dalle 22 alle 24 all'indirizzo internet www.whiteradio.it

Almost Famous

La rubrica forse più importante di Rocktrip è Almost Famous, uno spazio ad hoc che i conduttori dedicano ai giovani artisti, sia autoprodotti che promossi da case discografiche indipendenti.
Durante Almost Famous si analizzano gli album, si passano alcuni brani, si racconta la storia degli artisti, si organizzano interviste in studio o telefoniche e live set in radio.
Se hai una band e ti piacerebbe che la tua musica sia presa in considerazione, non esitare a contattarci qui sul blog, sulla nostra pagina facebook oppure via mail a rocktrip@libero.it

Mission

Rocktrip nasce nel 2010 da un'idea di Cosimo Chiaramonti e Samuele Santanna. Il programma si occupa di Rock in tutte le sue forme, dagli anni 60 sino ad oggi. All'interno di Rocktrip trovano spazio alcune rubriche di approfondimento dedicate a dischi culto (Rock History), giovani bands (Almost Famous) e novità discografiche. Rocktrip vi racconta il Rock con simpatia e leggerezza, senza per questo rinunciare ai contenuti e senza barriere di genere.
La missione di Rocktrip è soprattutto quella di dare spazio a musiche ed artisti che altre radio non trasmettono.






Rocktrip va in onda in diretta tutti i lunedì sera, dalle 22 fino alla mezzanotte, su www.whiteradio.it

Rocktrip Reviews: La Batteria - "La Batteria" (Penny Records, 2015)



Ricordate i poliziotteschi anni 70? Una stagione memorabile di films e musiche che imponevano il made in Italy agli occhi del mondo, che una volta tanto guardava a noi come modello artistico da imitare. Le musiche di Maestri come Stelvio Cipriani, Franco Micalizzi e Ennio Morricone vivono ancora nella memoria di molti appassionati e nella tradizione artistica del nostro paese. La recente riscoperta di questo mood, sia in ambito cinematografico (ricordiamo la recente e bellissima serie italiana Romanzo Criminale) che musicale (un nome su tutti, Calibro 35) deve aver convinto Emanuele Bultrini e compagni a dirottare temporneamente le proprie intenzioni artistiche verso quei lidi sonori. Ed ecco che tra una partita di biliardo, una mano di poker e un giro di whisky, una combriccola di grandi musicisti già noti nel sottosuolo italico, e che rispondono al nome di Emanuele Bultrini, David Nerattini, Paolo Pecorelli e Stefano Vicarelli (Fonderia, Otto Ohm, Orchestra di Piazza Vittorio, le esperienze più significative), decide di riunirsi sotto un nome che non lascia spazio a incertezze circa la direzione stilistica da intraprendere: La Batteria. Intenzioni chiarissime sin dalla strumentazione usata, rigorosamente vintage, per creare 12 composizioni che, oltre a porsi come omaggio di quell'epoca, vanno oltre e mettono in un luce un'abilità compositiva degna dei Maestri summenzionati, muovendosi attorno ad un avvincente prog funky declinato col tipico piglio italiano. Non solo rilettura e rispetto, dunque, ad animare il motore propulsivo de La Batteria, ma soprattutto passione, capacità e convinzione. Quando questi tre elementi si fondono alla perfezione, ecco che il risultato non può essere che eccelso. Apre l'avventura del disco Chimera, riuscitissima opener che riassume in pochi minuti la missione della band, tra echi silmil Morricone e suspance tipica del genere. Scenario e Vice Versa sembrano uscite da un capitolo rimasto inedito della serie "...a mano armata", con le note basse dei pianoforti a creare tensione e quel riffing straordinariamente e tipicamente truce. Sopra si adagia sovente la chitarra liquida di Bultrini o l'organo hammond di Vicarelli a tesser trame sempre intrise di fascino vintage. Il disco, tra l'altro suonato e prodotto magnificamente, scorre molto bene, non c'è un solo momento di stanca. E se si chiudono gli occhi non è difficile immaginare i lampeggianti della polizia o i famosissimi inseguimenti di Maurizio Merli per le strade di Roma o Genova, segno che la missione de la Batteria è assolutamente compiuta.
Il 2015 inizia con un gran disco italiano, che ricerca nella tradizione il modo di riappropriarsi di certi contesti sonori e stilistici a noi congeniali, toccando livelli realmente altissimi. Disco di quelli destinati a rimanere nella nostra memoria di appassionati attenti alle cose belle, questo esordio de La Batteria non può mancare nelle vostre collezioni: siamo di fronte ad un autentico gioiellino. Il bottino messo a segno da quelli de La Batteria è cospicuo: "Stecca para pe' tutti", direbbe Il Libanese.

(Samuele Santanna)


Per approfondire: https://www.facebook.com/pages/Penny-Records/231728416902803

Rocktrip Reviews: Sospetto - Quattro Specchi Opachi (Cineploit Records, 2015)




Oltre che per il rinascimento fiorentino, il pesto alla genovese e lo stucco veneziano, noi italiani siamo famosi e rispettati in tutto il mondo anche per molte altre cose. Non ultima fra queste la nostra tradizione cinematografica degli anni 70, sponda giallo-horror, quella ampiamente battuta attraverso i films di Lucio Fulci, Dario Argento e gli sceneggiati televisivi, a cui hanno prestato la proria arte maestri come Franco Micalizzi, i Goblin, Ennio Morricone, Bruno Nicolai, Stelvio Cipriani e molti altri. Su questa scia artistica, ecco che una etichetta austriaca, la Cineploit Records, decide di continuarne lo spirito musicale. Fanno parte di questa casa discografica bands e progetti solisti provenienti dalle più svariate parti del globo, tutti uniti dalla solita ispirazione e passione, ovvero la musica e l'iconografia della tradizione sonora e cinematografica italiana degli anni 70, segno inequivocabile di quanto sia rispettato ed amato altrove questo ambito artistico che noi italiani abbiamo gradualmente voluto perdere nel tempo a favore di altre, e meno nobili, imprese artistiche.I Sospetto sono soltanto una di queste entità figlie della Cineploit Records, e sono tra le migliori. Sono tedeschi e "Quattro Specchi Opachi" è il loro ultimo album. Formalmente il nuovo disco non si discosta dai precedenti lavori: siamo essenzialmente di fronte a musica da colonna sonora, con atmosfere ora lugubri e sinistre, in pieno stile Goblin ("Intrappolati Nel Harem Di Satana"), adesso più sbilanciate verso un funky prog di "micalizziana" memoria ("L'Exposition de Genevieve"), ovviamente tutto declinato attraverso un chiaro rimando alla miglior tradizione thriller/horror italica. Il lavoro si spalma su 4 sezioni, per un totale di 20 tracce, che prendono in esame 4 differenti generi musicali, 4 visioni sonore e musicali al servizio di immagini e sequenze scolpite nei ricordi eppur non ancora scritte. E' musica senza tempo, suonata con abilità e composta col cuore, questo si avverte senza alcun dubbio. C'è spazio anche per qualche momento più smooth jazz e space rock ("Schwarzes Licht"), tipico di certi film molto in voga in quegli anni magici, all'interno dei quali risuonano vibrafoni e melodie vocali femminili, per un contesto magico indimenticabile. Chiude l'opera "Devil's Cops in Angel County", suite che rende omaggio al genere poliziottesco, in cui si ritorna a premere maggiormente sui ritmi e sui contesti ai limiti della big band e ad insistere sul vigore funk, pur alternandovi ampie digressioni space ambient. "Quattro specchi opachi" dei Sospetto è un gran bel lavoro, di alto livello, che mi sento di consigliare ad ogni amante della buona musica. Se poi siete tra costoro che hanno amato le musiche del nostro cinema degli anni 70, allora non avete scampo: questo è un disco da comprare senza alcuna esitazione. Mi congedo con il mio personale plauso alla Cineploit Records, che con orgoglio e maestria porta avanti un discorso interrotto da troppo tempo e che ultimamente sta rivivendo una meritata e quantomai desiderata seconda giovinezza. Avremo il piacere di farvi ascoltare i Sospetto durante la prossima stagione radiofonica di Rocktrip.


Samuele Santanna

Contatti:
www.cineploit.com
https://www.facebook.com/pages/Sospetto/402271733196850
www.sospetto.net


Rocktrip Reviews: Seven Steps To The Green Door – Fetish


Nuovo album per I tedeschi Seven Steps To the Green Door, una delle compagini progressive più interessanti degli ultimi tempi. Sempre prodotto dall’ottima Progressive Promotion Records, il combo di Saschen con "Fetish" confeziona un album più maturo dei precedenti, sebbene le coordinate stilistiche rimangano sostanzialmente inalterate. Ed è un punto a favore, perchè questo tipo di progressive moderno, a tratti contaminato da suggestioni crossover, riesce nella difficile impresa di catturare l’attenzione dell’ascoltatore per l’intera durata del disco, nonostante l’alto minutaggio dei brani in esso contenuti. Il suono dei Seven Steps to the green door è infatti costantemente fresco e dinamico e non si lascia sedurre da inopportuni barocchismi, pur impiegando un notevole arsenale strumentistico. Prova ne siano l’opener "Porn!" e i quasi 10 minuti d "Still Searching" (il refrain finale è davvero superbo), brani che entusiasmano per la loro costruzione e per l’abilità che il gruppo dimostra nel saper cambiare registro. Si passa infatti da forme vicine all’hard rock, a convincenti momenti corali quasi musical-teatrali, declinati sempre dal tipico sound progressive che una volta tanto non stucca ma, al contrario, conferisce “anima e sangue”all’interno dello spettro sonoro. Non a caso, “Fetish” si pone come un immaginario viaggio all’interno dei sentimenti dell’essere umano, sia quelli più nobili che quelli più perversi e contorti, in un’alternanza di chiaroscuri e contrasti cromatici. In "Last Lullaby" i toni si smorzano per lasciare spazio aflauti e pianoforti che disegnano paesaggi fiabeschi sullo sfondo; ma non c’è un momento di stasi, poichè è un continuo saliscendi stilistico, un dinamismo accattivante garantito anche dall’alternanza delle belle voci di Lars Kohler e Anne Trautmann. Chiude l’album la lunga suite “Ordinary Maniac”, introdotta daun incantevole arpeggio di chitarra acustica sul quale si distendono le belle armonizzazioni vocali di Kohler e della Trautmann, e che per 16 minuti entusiasma per la consueta varietà stilistico-musicale, riassumendo i temi del disco. Menzione speciale per il chitarrista Martin Schnella, un musicista che attraverso tecnica e gusto riesce a sciorinare una prova da applausi, animando l’intero album con assoli e frasi davvero di ottimo livello, e per Marek Arnold, tastierista e polistrumentista di grande talento, entrambi artefici della produzione del disco. Mi auguro che i tanti appassionati di questo genere non si lascino scappare questodisco, per chi scrive senza dubbio tra i migliori usciti quest’anno in ambito prog.Coloro che fossero al primo contatto con questa band possono sicuramente scegliere“Fetish” per cominciare a conoscere l’affascinante musica dei Seven Steps to the Green Door.

Voto: 7.5/10

Contatti:
http://www.ppr-shop.de/epages/62161184.sf/de_DE/?ObjectPath=/Shops/62161184/Products/PPR-030
http://www.ssttgd.de
http://www.progressive-promotion.de

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