giovedì 14 gennaio 2016

Rocktrip Reviews: The Winstons - The Winstons (AMS Records, 2016)

Lontani dalle loro navi madri, Roberto Dell'Era (basso degli Afterhours), Enrico Gabrielli (tastierista dei Calibro 35) e Lino Gitto (batteria, Lato B) decidono di unire le forze e dar vita ad un'opera fuori dal tempo, ispirata a suggestioni lontane ma mai sopite. I The Winstons, questo il nome del progetto e del disco d'esordio edito dalla AMS Records di Matthias Scheller, scomodano per l'occasione i mosti sacri del pop psichedelico inglese, fino ad arrivare a sondare i dintorni della musica colta di Canterbury. Un disco pieno di stravaganza ed estro, in cui filastrocche psichedeliche, che sarebbero piaciute molto a Syd Barrett, si incontrano e si adagiano tra le fughe tastieristiche di Gabrielli e tra le cavalcate del basso pulsante di Dell'Era, che di certo non avrebbe sfigurato sull'esordio dei Pink Floyd o sugli episodi più acidi dei primi Soft Machine. Paragoni a parte, i nostri mostrano una personalità spiccata, forte anche della solida esperienza maturata negli anni. Tra il trionfo del vintage e una scrittura realmente ispirata, cosa che non capita così di frequente oggi, il disco scorre gradevolmente attraverso 10 episodi mai esasperati nel minutaggio: si superano i sette minuti solo per On a dark Cloud, peraltro uno dei momenti più suggestivi dell'album, e i sei minuti in un altro paio di episodi. Per il resto si assiste ad un'opera organica, misurata e molto ben assemblata. Speriamo solo che progetti vincenti come quello dei The Winstons possano avere un seguito futuro. Intanto godiamoci questo gran bel disco che si candida ad essere una delle migliori release italiane, e non solo, di questo 2016 appena cominciato. Fidatevi, sarà difficile per tutti fare di meglio.  

mercoledì 13 gennaio 2016

Rocktrip Reviews: The D - United States of Mind

Ascolti un disco come il debutto dei The D e capisci davvero che le distanze a volte non sono altro che limiti che imponiamo a noi stessi. La musica, nella fattispecie quella di United States of Mind, ha il potere di annientare i confini e ricordarci che siamo esseri umani, ed esseri umani lo si è ovunque. In questo senso, solo per pura casualità, i The D vengono da Avellino ma suonano come se fossero di stanza a Manchester: stesso vigore, stessa energia della musica suonata da quelle parti. Contesto storico: Inghilterra anni 90, e quindi Blur, Oasis, Manic Street Preachers, Suede e tutta quella ondata di ottime bands che diedero vita a quel fenomeno universalmente conosciuto come Brit Pop. Attraverso 11 canzoni ben prodotte e suonate, i The D  danno sfoggio di abilità evidenti e soprattutto di una solida credibilità. Chitarre ora liquide (l'opener dal vago sapore space rock Pluto) ora più graffianti, sorrette da un egregio lavoro di basso / batteria, fanno da sfondo ad una voce molto ben calata nella parte. The Dabbler, il vocalist, raggiunge l'optimum su All Star, dove sembra di ascoltare i migliori Placebo, senza ricorrere mai alla pura citazione. Addirittura echi dei White Stripes sui potenti riffs della conclusiva Glenn Matthews, congedano un gruppo di ottimo livello, che con United States of Mind cerca di farsi spazio nel complicato universo musicale italiano. Le qualità ci sono tutte, i numeri pure. A volte l'Inghilterra è nel garage sotto casa e non lo sappiamo. O non lo vogliamo accettare. Chiudere gli occhi, premere play ed ascoltare senza pregiudizi.

lunedì 4 gennaio 2016

Rocktrip Reviews: Toxic Smile - "Farewell" (Progressive Promotion, 2015)

Uscito sul finire del 2015, questo nuovo disco dei tedeschi Toxic Smile, si presenta come uno dei più ambiziosi della loro carriera. Farewell contiene infatti un solo lungo brano di oltre 40 minuti, un'impresa straordinaria che evidenzia l'abilità di cambiare pelle e muoversi tra i diversi stili che la band ha assimilato nel corso degli anni. Si passa infatti da momenti caratterizzati da melodie molto piacevoli e sognanti ad altri decisamente più elaborati e complessi. Hard Rock Progressive, dominato da ottime chitarre e dalle tastiere di Marek Arnold (già con i Seven steps to the green door) e sorretto da una solida base ritmica: questo il contesto in cui il bel timbro di Larry B trova ampi spazi per ricamare le proprie linee di voce, sempre molto convincenti. Impresa non da poco quella di Larry B: in contesti come questi riuscire a conferire quel senso di continuità e organicità attraverso le parti cantate non è mai facile. Bisogna riconoscere che i Toxic Smile riescono dove spesso molti falliscono: l'ascolto di Farewell è in effetti sempre molto piacevole e coinvolgente, nonostante la lunga durata del brano e la varietà di lidi stilistici esplorati con opportuna naturalezza. Per garantire un ascolto sempre avvincente, i Toxic Smile hanno sagacemente studiato alcuni colpi di scena all'interno della suite, e il break dal vago sapore funky soul intorno al minuto 24 è davvero da applausi a scena aperta.
Un'ottima conferma dunque, una proposta non facile ma di pregevolissima fattura che spinge
con forza il nome Toxic Smile all'attenzione dei tanti appassionati di rock progressive. Quello più evoluto e fresco, quel rock progressive che è un vero piacere ascoltare ancora, ed ancora una volta. D'altra parte il marchio Progressive Promotion non tradisce. Good Work!    

Rocktrip nr.69



Comincia un altro anno in compagnia di Rocktrip, uno dei programmi più longevi di www.whiteradio.it. Come al solito andremo a conoscere quello che si nasconde tra il nuovo, l'insolito e il dimenticato, sempre con la nostra filosofia, ovvero con quel tocco di leggerezza che non deve mai mancare.

Stasera torniamo in pista con la puntata nr.69. Cosimo e Samuele vi aspettano come di consueto dalle 22 alle 24 su www.whiteradio.it, per un altro anno insieme!

Stay rock! \m/